Ventisette le vittime. Centinaia i feriti. Migliaia gli sfollati. I crolli degli edifici storici, le torri, i castelli, le chiese, e di quelli del lavoro, i capannoni. Le case e le scuole lesionate e inagibili. E poi le ferite ai luoghi della vita culturale: i musei, i teatri, le biblioteche.
La Biblioteca comunale di Mirandola, elegantemente intitolata a Eugenio Garin, è la più importante fra quelle colpite dal terremoto del 20 maggio. La sede che la ospitava, l’antico Convento dei Gesuiti, è oggi gravemente dissestata. I fondi che la costituiscono, con i preziosi incunaboli e cinquecentine, tra cui alcune prime edizioni delle opere di Giovanni e Giovan Francesco Pico, sono stati traslocati in parte in appositi locali nei pressi di Bologna, messi a disposizione dalla Soprintendenza ai beni librari della regione Emilia Romagna, in parte in una scuola di Mirandola.
Chi ci pensava al terremoto in Emilia? Nella Bassa, poi… Nessuno.
Neppure le normative antisismiche. Nessuno ha mai pensato alla pianura come un pezzo di zolla africana che dall’Appennino preme contro le Alpi spingendo nel profondo con forze terrificanti. Eppure tutti abbiamo sentito il boato che il 20 maggio ha fatto ballare l’Emilia, con uno scrollone che ha coinvolto soprattutto il modenese, e poi il ferrarese e il mantovano. La botta modenese è stata avvertita in un’area molto vasta, in tutta l’Italia Centro-Settentrionale e persino in mezza Europa. Una ferita emotiva profonda e uno stordimento nelle viscere in una terra, per psicologia e antropologia, abituata ad aiutare, non ad essere aiutata.
E allora «quel gran pezzo dell’Emilia», come la definiva Edmondo Berselli, ha sofferto, ha stretto i denti, ha reagito. Terra di nichilisti, ma empirici, di balzani, ma creativi, ha dato vita tra Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Mantova – che è Lombardia solo sulla carta geografica – a mille iniziative di sostegno e di aiuto. Di coesione sociale, di orgoglio civico.
Si sono mobilitati per primi i cantanti, poi gli artisti, e subito dopo anche gli scrittori. Guarda caso, il terremoto ha colpito i luoghi dove si svolgono i più importanti festival culturali italiani. Senza fisime e senza casacche di appartenenza editoriale, il meglio dell’intelligenza emiliana ha aderito alla realizzazione di questo libro no profit, promosso da Mondadori editore e dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Ci sono narratori famosi assieme a giovani molto capaci, intellettuali di grido, decani del giornalismo e belle promesse. Artisti e poeti, cantanti e comici. Persino un cuoco, il migliore d’Italia. Tutti generosamente e appassionatamente impegnati a pronunciare queste parole per l’Emilia.